Lottare per l'integrità del proprio corpo

"Tra me e il mondo" è una secchiata di acqua ghiacciata. È un’analisi densa, profonda e puntuale della storia dei rapporti tra bianchi e neri negli Stati Uniti. Vincitore del National Book Award nella sezione Non Fiction e il PEN Literary Award, si nasconde sugli scaffali dietro a una copertina poco pretenziosa. Come se questo potesse sminuire la portata del messaggio contenuto.

È la ricostruzione della vita dell'autore, in forma epistolare, al figlio: il racconto di una Baltimora in cui bisognava armarsi subito dell'antidoto alla paura della vita in strada, della lotta tra gang.
È una lettera per spiegare a chi non ha idea di cosa sia la vita nel ghetto, cosa significhi dover vivere sotto fisica minaccia, per di più, tra pari.
Sprofondare nella consapevolezza di chi ha vissuto in una libertà ottenuta dopo anni di segregazione e privazione, fa sentire incredibilmente piccoli.
Il tutto aggravato dal fatto che il concetto di "libertà" ha i confini deformi quando l'integrità del proprio corpo è messa in discussione.
Vincere la paura di perdere il proprio corpo, diventa lo scopo della vita di Coates, che non dissimula sulla realtà che suo figlio dovrà affrontare: prepararsi a entrare nella società adulta richiede mostrarsi sempre orgoglioso della propria cultura ma restare consapevole dei rischi che comporta.
Volevo mettere la più grande distanza possibile tra te e quella paura accecante.
Volevo che tu vedessi persone diverse vivere seguendo regole diverse.
Volevo che tu avessi la tua vita, senza paura, senza di me.
Io, che sono ferito e incatenato a questo mondo.
Qui trovate un estratto, in inglese, ma consiglio la sua lettura integrale. https://www.theatlantic.com/politics/archive/2015/07/tanehisi-coates-between-the-world-and-me/397619/